Il protagonista è Filiberto Vanni, giovane ispettore senese. Di personalità sempre tormentata, con la mente a cercare una verità difficile da decifrare che lo porta a scavare in domande esistenziali, la felicità, il senso del presente e quello futuro. La sua compagna Patrizia, comprensiva ma anche di facile arrabbiatura tenta, amorevolmente, di riportarlo alla dimensione reale delle cose, con alterna fortuna. Il racconto si snoda a Siena con un omicidio che esalta la noia di una stupidità umana fatta perlopiù di avidità e relazioni affettive mai coltivate e nutrite. Nell’ambiente poco elevato di un oggi che vive su tradizioni passate che mal riesce a custodire e tramandare. Sullo sfondo Vanni si sente perso in un territorio che non riconosce più e dove l’indifferenza e l’apparire la fanno da padroni, con sentimenti di nostalgia in cui egli intravede identità che si stanno perdendo. Ma Siena resta comunque nel suo cuore e si rifugia negli spazi che ama, nella sua storia e nella natura che essa racchiude tra le mura, o appena fuori, tra i colori bruni della terra e quelli variopinti e animosi che accolgono sterminate vallate, esempio di un’armonia unica. Nel racconto si scopre poi che Filiberto volge uno sguardo intenso verso la vera amicizia, quella disinteressata e condivisa, che lo conforta e dà senso e respiro al suo animo talvolta smarrito. I dialoghi sono prevalentemente in vernacolo, volutamente accentuati a volte in modi di dire desueti, che appartengono al passato dei nostri nonni. Con punte di ironia e comicità, farcite di ammiccamenti e buffi malintesi verbali.